
Il Papavero
Queste fragili macchie rosse, queste lacrime di vita che nessuno provoca e che crescono, tuttavia, imprevedibili, nel bel mezzo dei campi
I papaveri crescono dove e quando non richiesti, sui margini delle strade, intrusi nei campi coltivati a cereali, senza che la loro presenza sia attesa o annunciata ma in modo che risulti più scenografica che mai.
Sono fiori delicati che sembrano usciti dalla fantasia di un bambino che stropiccia la carta crespa, il loro colore è deciso, vivace, il sangue di una ferita inferta all'orgoglio.
I significati connessi ai papaveri sono tanti e diversi.
Fiore per l'appunto accostato in parte all'alterigia, per via della presunzione con cui si erige dal suolo, sempre nel mezzo di una festa per la quale non aveva l'invito, alto per farsi notare, rosso più che mai.
Il papavero è il fiore dell'oblio, caro a Morfeo, che la mitologia greca e poi romana soleva raffigurare con un mazzo di papaveri in mano.
E' il fiore della reincarnazione, della speranza della vita dopo la morte, e le cui proprietà sedative, rilasciate da una sostanza detta appunto papaverina, rimandano al sonno, all'oblio che dalla morte ci pervade prima di rinascere ancora e che ci fa dimentichi della vita precedente.
Il papavero è anche il fiore del conforto, della pace mentale che le proprietà dei suoi semi (nel papavero da oppio) riescono a darci in un transitorio momento di tregua dalle fatiche dell'esistenza. E' stato un infuso di papaveri a ristorare la Dea Demetra esausta dalla ricerca estenuante della figlia Persefone, rapita da Ade mentre raccoglieva fiori con la madre vicino ad un lago.
Il papavero è il fiore della resistenza partigiana, simbolo di orgoglio e di semplicità, di una bellezza che si impegna per farsi notare ma che non è del tutto consapevole di battere, nella magia delle sue improvvise apparizioni, quella delle eleganti rose.
E' il fiore legato a