top of page

IDROMELE

L'idromele è la bevanda fermentata più antica in assoluto, nata ancor prima della birra per la più facile reperibilità della materia prima da cui ha origine: il miele. 

Costante presenza in tutte le grandi culture del passato, l'idromele era già bevuto dagli egizi, era la bevanda degli Dei di cui parlava Platone e lo bevevano anche i romani. A nessuna civiltà fu però più caro che ai Vichinghi. Oltre al nome latino, pervenuto fino a noi nella sua forma originaria "idromele" che spesso ci trae in inganno evocando più le mele che il miele, questa bevanda ha anche un corrispondente poetico-runico. I vichinghi la chiamavano MEDU, dall'unione di 4 rune:

M: uomo

E: cavallo

D: giorno nel suo punto più alto

U: uro forza primordiale

Nel suo significato runico complessivo l’idromele è quindi la “magia del potere della trasformazione primordiale”. Tra tutte le bevande è la più sacra, il dono degli Dei agli uomini. La sua fonte divina deriva dal nettare dei fiori, dal lavorio dell’Ape, simbolo per eccellenza della trasformazione e della poesia, e dall’acqua di fonte che zampilla dal cuore della madre Terra.

La dolce ebrezza che deriva dall’idromele inebria e ci conduce in una condizione estatica. Trasversalmente in ogni cultura, la bevanda è stata il dono di un Dio, che sia Thor o Prometeo, che violando le leggi divine l’ha consegnata agli uomini pagandone le conseguenze. E’ un simbolo di fertilità e di vigore, per questo ad ogni coppia di novelli sposi, come augurio, veniva donata  una scorta di Idromele sufficiente per il tempo di una luna, da qui la locuzione “luna di miele” .

L'idromele era una bevanda sacra inizialmente riservata solo ai sacerdoti e alle quattro cerimonie dei fuochi (Imbolc, Beltane, Lammas,                ).  Virgilio lo diceva "dono della rugiada" che si depositava sui fiori e veniva raccolto dalle api. Per i popoli nordici l'idromele è la bevanda dell'AltroMondo, simbolo dell'immortalità con essa si segnavano i riti di passaggio della vita: nascita, matrimonio e morte.

Prima ancora che dal latino, la parola idromele deriva dal greco “ydor” e “méli” dall’unione dei due elementi che compongono la bevanda, appunto l’acqua e il miele. La versione originale di questo dolce nettare si ottiene infatti dalla fermentazione naturale che il miele, unendosi all’acqua, realizza in ambienti umidi.  Di ricette ne esistono diverse e le più antiche si avvalgono solo di acqua, miele e succo di limone. Dato che ottenere la fermentazione in casa può però risultare difficile, ve ne propongo una versione più alla portata di tutti, e anche un po’ speziata, che vede già l’aggiunta dell’alcol al momento della preparazione.

RICETTA

Procuratevi un vaso di vetro con la chiusura ermetica e riempitelo con 2 gr di corteccia di cannella, 0,5 gr di chiodi di garofano e la scorza (solo parte gialla) di un limone. Immergete il tutto in 3,5 dl di alcol a 90 gradi, chiudete e riponete in un posto buio a macerare per 10 giorni. Terminato questo tempo filtrate il liquido in un altro contenitore eliminando tutti i residui. Vi consiglio di usare una garza o un filtro di carta. Mettete a bollire 1 l di acqua finché bollendo non diventi la metà  e a quel punto mescolatevi 400 gr di miele (scuro per Samhain e Imbolc e chiaro per Beltane e Lammas). Lasciate intiepidire e unite il composto al macerato. Imbottigliate in una bottiglia di vetro scuro e bevete l’idromele in occasione dei 4 sabba maggiori.

© 2023 by Nature Org. Proudly created with Wix.com

bottom of page